Immaginate come doveva essere dura la vita dell’uomo delle caverne: usciva dalla sua grotta per raccogliere bacche e radici e, all’improvviso, si ritrovava di fronte una tigre dai denti a sciabola affamata. A questo punto, senza quasi esserne consapevole, il suo organismo si mobilitava e gli permetteva di fare uno scatto improvviso che gli consentiva di raggiungere il fuoco acceso dentro la loro grotta e salvarsi (ovviamente non sempre c’era il lieto fine). È solo quando si trovava al sicuro e ripensava a cosa fosse successo che realizzava di averla scampata bella! Lì per lì aveva provato una sensazione di paura e poi era scattato. Ma che cos’è che gli ha permesso di avere questa reazione così immediata? È un meccanismo biologico che va sotto il nome di risposta attacco - fuga: quando il nostro cervello valuta che nell’ambiente è presente un pericolo immediato per la nostra incolumità invia un segnale a tutto l’organismo affinché si prepari ad affrontare la minaccia. Questo segnale è l’emozione della paura e le modificazioni fisiologiche che il nostro corpo mette in atto per affrontare la minaccia sono quelli che noi percepiamo come i sintomi associati all’emozione di paura.
Al giorno d’oggi le condizioni di vita sono completamente cambiate rispetto a quando abitavamo le caverne, per cui sono molto rare le occasioni in cui la nostra vita è direttamente in pericolo, ma non mancano di certo le minacce che attivano l’emozione di paura (un esame difficile; il licenziamento che mi si prospetta; il timore di essere abbandonato dalla fidanzata) e il nostro organismo si comporta esattamente come se ci trovassimo di fronte a una tigre dai denti a sciabola. I sintomi, dunque, restano gli stessi, ma non è possibile esaurirli con una corsa a perdifiato che mi allontani dal pericolo: posso correre fin che voglio ma l’esame da sostenere sarà sempre là. Ne consegue che il sistema cognitivo ha tutto il tempo per formulare interpretazioni catastrofiche rispetto ai sintomi in corso ed è proprio qui che si innesta il panico. La tachicardia diventa quindi un infarto imminente, il senso di pressione sul petto diventa una morte per soffocamento, il senso di confusione e stordimento è letto come un’imminente pazzia o perdita di controllo. È chiaro che se sono convinto di essere sul punto di morire o impazzire mi agiterò ancora di più e la paura diventerà vero e proprio terrore. Il circolo del panico si è così chiuso.
In realtà, come abbiamo già detto prima, le sensazioni sgradevoli percepite durante un episodio di panico sono le modificazioni che il nostro corpo sta mettendo in atto per fronteggiare una minaccia. Analizziamole nel dettaglio e vediamo a cosa sono dovute:
Tachicardia: per compiere uno sforzo improvviso il nostro organismo ha bisogno che arrivino rapidamente ossigeno e zuccheri ai nostri muscoli. Perché ciò avvenga, il cuore accelera la frequenza del proprio battito così da rifornire in modo adeguato i muscoli.
Respiro affannoso, fame d’aria, sensazione di soffocamento: per rifornire d’ossigeno l’apparato muscolo scheletrico la frequenza respiratoria aumenta mentre, al contempo, i muscoli in tensione ostacolano l’espansione della gabbia toracica. Se questa modalità respiratoria si prolunga nel tempo si va incontro a una diminuzione di anidride carbonica nel sangue arterioso con la comparsa di una sintomatologia detta da iperventilazione che consiste in vertigini, confusione, disorientamento, sensazione di testa leggera, parestesie.
Tensione muscolare: i muscoli del corpo si contraggono perché si preparano ad un’azione di fuga repentina.
Nausea, sensazione di stretta allo stomaco, bocca secca: la funzione digestiva viene inibita (e dunque anche la produzione di saliva) e il sangue defluisce rapidamente dall’intestino verso i muscoli.
Offuscamento della vista, restringimento del campo visivo, vertigini, sensazione di stordimento e di testa leggera: si tratta di conseguenze dell’aumento della pressione e possono ricordare ciò che si prova quando ci si alza di scatto da una posizione seduta. Contribuisce a questa sintomatologia anche l’iperventilazione, come accennato sopra.
Sudorazione: favorisce il raffreddamento del corpo.
Formicolii, vampate di calore, torpori: sono sensazioni dovute al repentino sbalzo pressorio, che talvolta vengono anche percepite come se fossero “punture di spillo”.