La fobia sociale è una condizione problematica caratterizzata dalla paura di affrontare le situazioni sociali in cui vi sia la possibilità di essere sottoposti al giudizio altrui. Oltre all’emozione della paura, sono coinvolti i sentimenti di imbarazzo e vergogna e modificazioni fisiologiche quali tremori, sudorazione, rossore in volto. Il disturbo può essere specifico, ossia limitato ad aree circoscritte (ad es. parlare in pubblico) oppure generalizzato, cioè comprendente la maggior parte delle situazioni sociali a cui l’individuo potrebbe esporsi.
La persona che soffre di fobia sociale si sente inadeguata nel rapportarsi con gli altri e teme che questa sua inadeguatezza venga scoperta durante l’interazione e sia poi fonte di un giudizio negativo. Questa valutazione negativa da parte degli altri è considerata dall’ansioso sociale intollerabile, poiché tende a basare il proprio valore personale su quello che gli altri pensano di lui, data la scarsa considerazione che ha di sé. Un giudizio negativo confermerebbe l’idea che ha di sè di essere inadeguato e di scarso valore.
Spesso la strategia adottata per gestire la paura che l’evento sociale suscita e per impedire agli altri di giudicare negativamente è l’evitamento della situazione stessa. Facciamo un piccolo esempio:
Carlo è un ragazzo di 20 anni che è stato invitato da alcuni conoscenti a una festa. Il giorno della festa Carlo inizia a prepararsi, ma mentre si sta vestendo si affaccia alla sua mente questo pensiero: “E se mi comportassi in modo goffo alla festa?”. Questo primo pensiero diventa il primo di una lunga catena: “Sicuramente tutti mi noteranno”, “inizieranno tutti a ridere di me”, “penseranno che sono uno sfigato”. Di fronte a questi pensieri l’ansia di Carlo sale, la testa continua a essere piena di pensieri di questo tipo e l’agitazione è sempre più forte. Carlo allora decide di non andare alla festa e solo a questo punto la sua mente e il suo corpo si calmano.
Analizziamo brevemente quello che è successo a Carlo: durante i preparativi per la festa il ragazzo ha iniziato a pensare che di fronte a un suo possibile comportamento impacciato, tutti quanti gli invitati finiranno per etichettarlo come “sfigato”. Per Carlo, però, non si tratta di pensieri che nascono e muoiono nella sua mente, bensì diventano una realtà incontestabile: lui sarà goffo e tutti lo derideranno. Le cose andranno sicuramente così. A questo punto, di fronte a una realtà così certa, che alternative può avere se non starsene a casa?
Cosa succederebbe, però, se scegliesse di andare ugualmente alla festa?
Carlo è giunto alla festa ma è molto teso, si sente gli sguardi di tutti addosso ed è certo che tutti quanti stanno aspettando un suo passo falso per prenderlo in giro. Carlo inizia allora a monitorare se stesso cercando di controllare quelle reazioni, come il tremore o la sudorazione, che potrebbero segnalare agli altri le sue difficoltà. Tuttavia la tensione e l’imbarazzo sono sempre più forti e Carlo fatica ad essere sciolto come vorrebbe, non riesce a interagire con gli altri e finisce per appartarsi in un angolo senza scambiare una parola con nessuno.
Quando il fobico sociale entra in un contesto sociale è molto teso e preoccupato di nascondere le proprie debolezze agli altri. Ciò, però, gli toglie spontaneità e gli impedisce di entrare in connessione con gli altri, visto che tutta la sua attenzione è su se stesso per evitare di mostrare comportamenti inadeguati. Il risultato, però, è che, così facendo, aumentano le probabilità di mostrarsi goffo e impacciato.
La festa è finita e Carlo sta tornando a casa. Ha passato la serata a difendersi da possibili giudizi negativi ma questo gli ha impedito di godersi la festa e, per di più, lo ha portato ad isolarsi e a non interagire con gli altri. Ora pensa che gli altri avranno visto il suo isolamento e quindi lo avranno sicuramente giudicato negativamente. Carlo ora cala in una profonda tristezza perché il fatto di non essere stato sciolto e partecipe come gli altri invitati lo fa sentire profondamente inadeguato e privo di valore.
Dopo l’evento avviene sempre la valutazione di quello che è successo: la constatazione di non essersi comportato come si desiderava rafforza l’idea dell’inadeguatezza personale e renderà ancora più difficile, la volta successiva, la partecipazione ad un evento sociale.
La timidezza è una condizione caratteriale in cui le persone hanno alcune difficoltà nei contesti sociali e sperimentano in queste occasioni emozioni di ansia, imbarazzo e vergogna. Tuttavia la loro vita non è limitata da questi aspetti e non legano il loro valore personale al successo o meno degli eventi sociali. Il fobico sociale, invece, subisce profonde limitazioni alla propria vita, e la percezione che non si stia vivendo la vita che si vorrebbe è ben presente. Per di più, da questo punto di vista, si è riscontrato che chi soffre di fobia sociale tende ad occupare posizioni lavorative inferiori (con, di conseguenza, remunerazioni più basse) rispetto a quelle che potrebbero occupare sulla base delle loro capacità.
La terapia cognitivo-comportamentale ha mostrato ampio successo nel trattamento della fobia sociale, consentendo alle persone di non essere condizionate pesantemente dai propri pensieri negativi e dalle emozioni di ansia e vergogna e permettendo loro di entrare in relazione con gli altri in modo efficace e pienamente soddisfacente.